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Convegno: “DALLA PARTE DELLA MADRE TERRA” a Potenza

Convegno di Potenza 4.5.2019

Il 4 maggio 2019, organizzato dal Punto Pace Pax Christi di Potenza, si è svolto il Convegno “DALLA PARTE DELLA MADRE TERRA”, presso la parrocchia di S. Anna e S. Gioacchino.

Il tema trattato è quello dell’attività estrattiva in Basilicata, che segna profondamente le sorti di questa regione a causa delle sue ricadute fortemente negative in termini di inquinamento di tutte le matrici ambientali, di aumento delle ospedalizzazioni e della mortalità per malattie derivanti da tali cause, di emigrazione conseguente alla chiusura di tantissime piccole attività turistiche, agricole, zootecniche, alimentari e, paradossalmente, di aumento della povertà degli abitanti della regione.
Ad oggi in Basilicata si estrae più dell’80% del petrolio italiano, ci sono ben 487 pozzi petroliferi, 19 concessioni di coltivazione, 6 permessi di ricerca già accordati, una concessione di stoccaggio, 130 Km. di oleodotto su cinque linee di tubi e ben tre centri oli (impianti di prima desolforizzazione del greggio). Il primo è a Pisticci in Val Basento, una zona SIN in cui è ubicato anche l’impianto Tecnoparco Valbasento S.p.A che tratta i reflui dell’attività estrattiva e che è attualmente al centro del processo “Petrolgate” per reati, tra l’altro, di contraffazione dei codici CER che contraddistinguono i vari tipi di rifiuti.
Il secondo è il Centro Olio Val d’Agri (COVA – la più grande piattaforma estrattiva in terraferma d’Europa) in cui nel 2017 si verificò lo sversamento di ben 400 tonnellate di petrolio che hanno inquinato terreni e falde acquifere.
Va detto che una recentissima inchiesta ha appurato che questo sversamento, scoperto casualmente nel 2017, era in realtà iniziato già nel 2010 e che, nonostante ciò, da quella data l’impianto lavorava a ritmi superiori alle proprie possibilità tecniche, con enormi rischi di inquinamento e di danni alla salute dei lavoratori e degli abitanti della zona.
Notizie, queste, in buona parte riportate nel memoriale scritto dal giovane dirigente del COVA Ing. Gianluca Griffa, rinvenuto cadavere il 9 agosto del 2013 a seguito di quello che le indagini definirono un suicidio, il quale invano aveva cercato di allertare la dirigenza ENI che, invece di attivarsi, gli intimò il silenzio minacciando ritorsioni.
Il terzo centro oli, quello di Tempa Rossa, sta per entrare in funzione.
Milioni di metri cubi di gas e ben 85.000 barili al giorno – che potrebbero diventare 104.00 in base ad un accordo del 1998 – vengono estratti oggi in Val d’Agri ed altri 50.000 (forse 60.000) si estrarranno ogni giorno a Tempa Rossa.
Oltre a tutto ciò, ben 17 nuove istanze di permesso ad estrarre petrolio e gas pendono sulle teste dei lucani come una spada di Damocle: se esse venissero concesse, più del 60% del territorio regionale sarebbe interessato da attività estrattive.
Le problematiche connesse a tale attività sono state descritte nel “Dossier Basilicata 2018 : Ambiente – Salute”, un documento informativo –unico nel suo genere – redatto durante l’estate del 2018 da un gran numero di Movimenti, Associazioni, Comitati e Cittadini lucani impegnati nella tutela dell’ambiente.

Si riportano di seguito gli interventi riguardanti tali tematiche, precisando che nel corso del Convegno Liliana Ricchiuti, coordinatrice dell’area del sud Italia di Pax Christi, ha fatto una bella presentazione del Movimento, delle sue finalità e delle sue principali azioni. Ci auguriamo che le sue parole invoglino molte altre persone ad avvicinarsi a Pax Christi per incrementare le attività e l’incisività dei Punti Pace lucani.

Don Franco Corbo, parroco di S.Anna e S. Gioacchino, che da decenni sostiene attivamente i principi del Concilio Vaticano II e quelli oggi sistematizzati nella “Laudato Si”:

Questa sera noi ci interroghiamo su problemi concreti legati alla nostra sopravvivenza attuale nella nostra Madre terra, la Pachamama lucana. Stiamo vedendo come le multinazionali usano la tecnologia per arricchirsi costringendo alla fame noi lucani o, peggio, alla desertificazione della Basilicata, grazie all’emigrazione. Mentre ci tengono occupati su questo fronte, i padroni del mondo studiano, progettano gli altri passi da fare per conservare o incrementare il loro dominio economico.
Perciò stasera, partendo dal tema in corso, voglio aprire il nostro sguardo agli scenari futuri, già iniziati, con i quali, nel prossimo futuro, dovremo confrontarci. In particolare mi riferisco all’odierna ricerca tecnologica centrata sull’intelligenza artificiale, che ha fatto negli ultimi decenni enormi progressi e la cui ricerca è stata (ed è) fatta oggetto di grandi finanziamenti, anche a scapito dell’intervento in altri importanti settori della vita sociale.
Si va infatti dal potenziamento dell’umano – basti pensare alla possibilità di manipolare il corpo umano per superare limiti fisici o mentali, considerati tuttora invalicabili, mediante la sostituzione di parti di esso con organi elettronici e meccanici – alla produzione e all’uso di armi completamente autonome, che agiscono cioè indipendentemente dall’intervento dell’uomo, fino all’analisi di dati strettamente personali (e delicati) di un individuo (abitudini, preferenze, idee politiche e religiose, ecc.) allo scopo di predirne o condizionarne il comportamento.
Accanto agli indubbi effetti positivi, che è possibile si registrino in vari ambiti della vita, esistono – come risulta evidente da quanto accennato – possibili ricadute negative di grave entità, che esigono pertanto l’esercizio di una preventiva vigilanza e di un costante controllo. Sono state proprio queste potenziali ricadute negative a sollecitare la nascita di un nuovo filone della riflessione etica, la cosiddetta “robotetica”, che si propone, da un lato, di inserire le conquiste che in questo ambito sono avvenute (e avvengono) entro un orizzonte umanistico e di fornire, dall’altro, una serie di regole che consentano il loro utilizzo in direzione di un’autentica umanizzazione. «Se da una parte si lavora al progetto di potenziare il soggetto umano grazie alle tecnologie, dall’altra si concretizza il rischio di esonerare l’umano dalla cabina di regia della potenza della tecnica››.
Si tratta, in altri termini, di dare vita a una nuova alleanza tra umanesimo e tecnica o di sviluppare una forma di «nuova intelligenza», capace di interpretare e di affrontare correttamente le nuove prospettive emergenti.
Si rende necessaria anche l’individuazione di precise normative che rendano efficaci gli obiettivi perseguiti. A tale riguardo, l’Unione europea ha elaborato lo scorso anno una proposta per definire l’approccio all’intelligenza artificiale e alla robotica avanzata. La pro-posta, che mette al centro la promozione dei valori umani, fornisce una serie di linee-guida, con l’indicazione di criteri di valutazione dei processi indotti dall’innovazione in corso; criteri che hanno come base la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione: «lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale non debbono essere percepiti come fine in sé, ma con lo scopo di aumentare il benessere dei cittadini» Partendo da tali presupposti il testo europeo fissa cinque principi fondamentali – quattro dei quali non sono altro che la ripresa dei principi della bioetica formulati in origine da T. L. Beauchamp e I. F. Childress (Principles of Biomedical Ethics, New York 1983) e divenuti successivamente classici.
I primi due principi sono il principio di «beneficenza» (Beneficiency) e di «non maleficenza›› (Non-malefiency); essi implicano che gli sviluppi della ricerca e l’applicazione dei suoi risultati avvengano nel segno della promozione del benessere degli individui e della società, favorendo crescita economica, equità sociale e tutela ambientale; e che -in questo consiste la non-maleficenza – ci si preoccupi di evitare manipolazioni alterative dell’identità dell’umano, non solo a livello individuale ma anche a riguardo della specie e delle generazioni future, e che si ponga un robusto argine nei confronti di ogni forma di discriminazione.
Entro questo quadro, si inseriscono il principio di «autonomia» (Autonomy) e quello di «giustizia» (Justice). Scopo del primo è la salvaguardia di un bene fondamentale che rischia di essere gravemente minacciato, quello della libertà della persona, la garanzia cioè della possibilità di essere protetta dalla subordinazione e dalla coercizione di un sistema che ha un forte potere di condizionamento; mentre il secondo -la giustizia – ha come obiettivo l’attenzione a fare i conti con la corretta distribuzione dei costi e dei benefici; a verificare, in una parola, che essi vengano equamente ripartiti tra i cittadini, senza privilegi per nessuno e per nessuna categoria sociale.
Un posto particolare (e qualificante) va riservato al principio (l’ultimo) di «comprensibilità» (Explicability), che riguarda tanto la possibilità di fruire di una piena comprensibilità dei procedimenti usati dal sistema quanto l’esigenza di trasparenza e di controllo del business soggiacente. L’importanza di tale principio e strettamente connessa alla sempre maggiore complessità del sistema informati-co e alla difficoltà di comprendere i processi ad esso connessi e le ricadute positive e negative della loro concreta applicazione. Di qui la necessità di una costante interfaccia tra scienza e opinione pubblica, in modo da giungere, attraverso un vero dialogo, a una conoscenza sempre maggiore degli effetti dei vari interventi e di rendere perciò possibile l’esercizio effettivo del controllo.
L’insieme dei principi ricordati prevede, da un lato, la messa in atto di un sistema di conoscenze indispensabili a potersi accostare con consapevolezza alle innovazioni in corso – sistema che comporta, per avere effetti positivi, il coinvolgimento delle diverse agenzie educative e della scuola in particolare – e, dall’altro, la creazione di appositi comitati etici che intervengano nei processi in atto con la produzione di norme adeguate a tutelare la libertà degli individui e a definire i limiti invalicabili della sperimentazione e dell’uso dell’intelligenza artificiale nell’interesse generale dell’intera umanità.
Le ambivalenze ricordate impongono infatti la capacità di un discernimento della situazione e l’esercizio di una precisa responsabilità da parte di tutti. La tensione è oggi tra gli entusiasti – che mettono in evidenza gli effetti positivi di tale innovazione, cioè i cambiamenti radicali da essa indotti in grado di allungare la vita, di ridimensionare il lavoro e di formare esseri umani migliori – e i pessimisti, che mettono l’accento, talora con toni apocalittici, sulla possibilità che si produca la crisi della organizzazione sociale, con il rischio che si determini la fine dell’attuale civiltà.
L’uno e l’altro di questi atteggiamenti va superato. È importante fare proprio un atteggiamento di disponibilità e di vigilanza, di apertura alle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, ma anche di costante attenzione ai risvolti negativi che possono derivare dal loro uso incontrollato e della necessità di non farsi soverchie illusioni sulla loro illimitata applicazione o sulla capacità di sostituire totalmente l’intelligenza umana.
Marc Mézard, direttore della prestigiosa Ecole Normal Supérieure di Parigi: <>. Sempre e comunque tutto ciò rende indispensabile (e lo renderà anche in futuro) il ricorso all’intervento umano al quale, in definitiva, occorrerà fare sempre riferimento sia per definire gli obiettivi da perseguire nello sviluppo dei processi tecnologici, sia per controllare concretamente l’uso degli strumenti a disposizione, sia per provvedere, laddove occorra, agli eventuali correttivi.
Un giudizio che non può (e non deve) limitarsi a mettere in guardia dalle gravi conseguenze che possono aver luogo. Deve soprattutto indirizzare l’agire umano verso il perseguimento di obiettivi che accrescano il benessere degli individui e della comunità umana e che rendano possibile la conquista della felicità.
Dunque parlando di petrolio ci immergiamo in questa dinamica per acquisire conoscenze, consapevolezze ed iniziamo a fare politica.
Vedendo la caccia che si è svolta in questi giorni per redigere le liste di appoggio ai diversi candidati, mi chiedo e chiedo loro: “ma quali conoscenze hai della geopolitica, dell’ecosistema, ecc.?” E parlando di elezioni comunali ed europee e addentellati chiedo ai candidati in queste elezioni: “da che parte state?”
(cfr. Giannino Piana su rocca 8,2019)

Mimmo Nardozza, autore –insieme a Salvatore Laurenzana- del documentario “Mal d’Agri 2019” che è stato proiettato ed ha destato grande interesse fra i presenti.

Questo filmato è un aggiornamento della precedente versione del 2018 e non è ancora on-line; ci si augura che possa esserlo a partire da ottobre del 2019.
La prima parte del filmato è invece visualizzabile al link https://www.youtube.com/watch?v=KDpnkQ6uL5A

Maria Licciardi -coordinatrice del catechismo nella Parrocchia di S. Anna e S. Gioacchino- ed i ragazzi del Catechismo:
Nel mese di ottobre 2018, in questo salone è stato presentato il Dossier Basilicata 2018 Ambiente e Salute. Il giorno in cui ciò è avvenuto, non ho potuto non notare che le persone presenti erano tutte “addette ai lavori”, autori degli articoli, membri di associazioni ambientalistiche.
Il mio pensiero è andato agli assenti, a quelli che per motivi vari non erano riusciti a venire, alle famiglie e ai ragazzi della catechesi.
Il dossier Basilicata 2018, prendendo a prestito le parole della Laudato sì, non è altro che “il grido di protesta di nostra madre Terra, per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei.”
Questo grido doveva essere ascoltato e i primi ad udirlo sarebbero stati i ragazzi che stavo preparando alla Cresima.
Ho proposto loro di leggere gli articoli del Dossier, di sintetizzarli e di pubblicarli sul notiziario on line della nostra parrocchia www.santannapotenza.org .
Tutto questo allo scopo di informare, con un linguaggio più semplice, il maggior numero di persone su quanto stava accadendo nella nostra Regione.
Sono stata molto colpita della serietà con cui i ragazzi hanno affrontato il compito: erano consapevoli della gravità del momento ed hanno compreso che anche loro potevano fare qualcosa per il nostro Pianeta; Greta Thumberg era il modello di riferimento.
Durante il periodo quaresimale, i ragazzi sono stati invitati a meditare le stazioni della Via Crucis.
Il tema di quest’anno è stato “Con Gesù verso la santità”. Ad ogni stazione è stato collegato un santo o un testimone di ieri e di oggi.
Ai cresimandi è stato affidato il compito di commentare la XV stazione, “ La risurrezione”, abbinata a Greta Thumberg.
La meditazione che segue evidenzia il processo di maturazione che questo “laboratorio giornalistico” ha prodotto in loro:
Meditazione: “ La Terra in cui viviamo è il luogo in cui siamo nati, il luogo in cui moriremo; però a questo nessuno ci pensa, nessuno si ricorda che Dio oltre alla vita ci ha dato un luogo di cui dovremmo avere cura ed essere grati per il dono ricevuto; invece, succede il contrario.
Nessuno riflette su ciò che è successo alla Terra dopo l’arrivo dell’uomo. Nessuno di noi giovani ha mai pensato di scendere in piazza o ha scritto sul web dei cambiamenti climatici che sono sotto gli occhi di tutti. Solo una persona ha avuto questo coraggio , Greta Thumberg. E’ una ragazza che ha la nostra età e ha capito che la Terra è in pericolo ed ha scelto di difenderla. Si è inventata lo sciopero scolastico per il clima e ha coinvolto in questa azione di protesta milioni di persone e tra questi tantissimi ragazzi.
Preghiera: “Signore, aiutaci a comprendere che non siamo troppo giovani per pensare al nostro futuro e che la risurrezione della Terra passa anche attraverso il nostro impegno. Preghiamo”
Tutti: “Gesù, aiutaci ad essere testimoni del Vangelo”.

Dopo questa presentazione di Maria Licciardi, due gruppi di ragazzi hanno presentato il loro lavoro, consistente in due elaborazioni Power Point tratte da due articoli del “Dossier Basilicata 2018: ambiente – salute”:

“Il COVA, le sue sfiammate e l’inquinamento dell’aria” elaborato da Antonella Genovese, Angelica Genovese, Maria Papariello e Rosalucia Papariello e visualizzabile al link http://www.santannapotenza.org/images/Documenti/COVA.pdf
“La sismicità in Val d’Agri e le estrazioni petrolifere” elaborato da Raffaele Caporaso, Mario Garramone, Gabriel Jaafari, Mattia Santangelo, Gennaro Sereno, Antonio Taurisano e Luigi Taurisano e visualizzabile al link http://www.santannapotenza.org/images/Documenti/IL_PETROLIO_IN_BASILICATA.pdf

Don Giuseppe Ditolve, giovane parroco della Parrocchia di San Giuseppe Lavoratore situata a Pisticci Scalo (Val Basento, una delle zone più inquinate di tutta la Basilicata) a pochi metri dall’impianto Tecnoparco che smaltisce i rifiuti della lavorazione del petrolio e che è attualmente coinvolta nel processo “Petrolgate”.

Permettetemi innanzitutto di fare prima una piccola premessa prendendo spunto dall’Enciclica Caritas in Veritate con le parole di Benedetto XVI: .
NON SEMPRE TACERE E’ SEGNO DI RISPETTO (don Lorenzo Milani). Siamo consapevoli della nostra realtà Regionale? Attenzione, dobbiamo cancellare l’Omertà e rispolverare le nostre coscienze addormentate, dobbiamo avere il Coraggio di denunciare senza nasconderci perché è grave non solo fare il male, ma anche guardare e lasciar fare. Ed allora non possiamo continuare ad essere spettatori della realtà distorta del nostro territorio Regionale, ma dobbiamo sforzarci di essere protagonisti degli accadimenti contemporanei, senza lasciarci rubare il Coraggio; per dirla con Papa Francesco: NON LASCIAMOCI RUBARE LA SPERANZA.
Non guardiamo quest’orrore dal balcone della nostra indifferenza, ma collochiamoci lì dove ci sono le sfide e stiamo in prima linea, perché non vive chi non risponde alle sfide. La vera battaglia da combattere è quella sui temi fondamentali come la vita, la dignità delle persone, la povertà.
Bisogna allora stare in allerta: non facciamoci appesantire dalla mediocrità e dalla noia, non rassegniamoci alla monotonia del vivere quotidiano, ma coltiviamo progetti di ampio respiro che vadano oltre l’ordinario.
Non lasciamoci condizionare dall’opinione dominante, ma restiamo fedeli ai principi etici e troveremo il coraggio di andare anche controcorrente. Il beato Piergiorgio Frassati ci aiuta in questo: “Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere ma vivacchiare”. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere.
Viviamo un momento in cui abbiamo davanti a noi un’enorme scelta da compiere; io la chiamerei una decisione antropologica. Quand’è che incominceremo davvero a porre il problema della giustizia? E non parlo solo della giustizia distributiva, ma anche di quella rispetto all’ambiente, che non prendiamo ancora in considerazione.
In tutto questo c’è un problema etico. Quando confesso, non ho ancora sentito qualcuno che sia venuto a confessare peccati contro l’ambiente. Stiamo ammazzando la terra, ma nessuno si sente colpevole.
Non riusciamo a capire quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi. Quello che stiamo perdendo è un diritto fondamentale: IL DIRITTO ALLA SALUTE.
Di chi è la colpa? Di chi ha gestito in questi ultimi 30 anni? Questo è il tempo dell’ “AGIRE”, è il tempo della concretezza da parte di tutti; qui non c’è solo la responsabilità mia o tua, qui c’è in ballo il “NOI”.
Ma a chi dobbiamo chiedere questo cambiamento? Alle Istituzioni, alla Politica? Noi dobbiamo certamente essere una spina propositiva nel fianco della politica e delle istituzioni per chiedere che facciano la loro parte ma c’è anche una parte di Responsabilità che chiama in gioco tutti noi e nessuno deve sentirsi escluso.
Basta con quelli che chiedono sempre agli altri di fare. C’è una parte che appartiene a ciascuno di noi. E’ il noi che vince. Dobbiamo mettere a disposizione la nostra vita per dare vita, per dare speranza.
Dio affida all’uomo e alla donna il Creato perché venga custodito e coltivato; Dio non lo ha affidato alle multinazionali, ma a ciascuno di noi.
L’agricoltura è vita e fiorisce se c’è acqua pulita, se la terra è viva e la terra è maestra. Se noi non abbiamo l’agricoltura non abbiamo il cibo, se non c’è il cibo non si vive; a maggior ragione se non c’è acqua limpida rischieremo di morire senza alternative.
Oggi, però, il patrimonio delle sementi è in mano a 5 multinazionali nel mondo; sono loro che governano l’80% delle sementi. E la documentazione è seria tanto da portare Papa Francesco a scrivere un’Enciclica che è una meraviglia: . E’ un grido di allarme. Pone all’attenzione del mondo il cruciale tema dell’ambiente, denunciando i fenomeni che oggi devastano “la nostra casa comune”, inquinata, maltrattata, saccheggiata “dai fumi dell’industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale”.
Dal punto di vista umano e ambientale, Sora Nostra Madre Terra – come la chiamava San Francesco d’Assisi, – porta le innumerevoli “ferite” prodotte “dal nostro comportamento irresponsabile”. “La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia” (21), scrive il Papa. Essa “geme e soffre le doglie del parto” e, oggi, – ammonisce – “protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei”. “Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla” (2), osserva Francesco.
Pone quindi un interrogativo a chiunque leggerà il suo scritto: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?”. Una domanda che “non riguarda solo l’ambiente” e che spinge “a interrogarsi sul senso dell’esistenza e sui valori alla base della vita sociale”.
Negli ultimi anni è stato distrutto o degradato il 60% degli ecosistemi terrestri mondiali.
Papa Francesco, andando al Sacrario militare di Redipuglia e parlando della Pace, ha parlato anche della terza guerra mondiale a pezzi. Sono almeno un centinaio i paesi che vivono in conflitto. Negli ultimi anni il 40% dei conflitti interni mondiali sono nati per il sottosuolo, per la terra, per l’acqua. Ed allora abbiamo il grande compito di rimettere al centro quel dovere che tanti hanno disatteso distruggendo, inquinando, sfruttando la terra.
Ci vuole più consapevolezza, più conoscenza, per capire che ogni ferita inferta alla terra è una ferita inferta a noi stessi. Uno dei maggiori peccati oggi è il Peccato del Sapere, cioè la mancanza di Profondità: c’è troppo sapere “di seconda mano” e per sentito dire.
Allora io mi chiedo: possiamo fare qualcosa di più? Noi siamo testimoni di una situazione paradossale: nonostante l’enormità dei problemi, nessuno ci crede davvero e tanti fanno finta di non sapere e non reagiscono. L’INDIFFERENZA è la prima prova di suicidio ed omicidio tra noi. I cittadini sono i primi responsabili se non reagiscono. Senza il POPOLO le battaglie non si fanno.
Noi lucani che beneficio abbiamo avuto dal petrolio? Ed oggi rischiamo di avere anche un altro problema: l’assalto alla nostra acqua. Dobbiamo fare molta attenzione a non farci rubare l’ACQUA che è fonte di vita e di speranza e, soprattutto, a non farla privatizzare.
La questione dell’accesso all’acqua potabile e sicura, è “un diritto umano essenziale, fondamentale e universale” perché l’acqua è un “bene comune indispensabile alla sopravvivenza delle persone”.
Guai, in queste battaglie, a mostrarci come eroi: tutti dobbiamo fare solo il nostro dovere senza delegare ad altri quello che deve essere l’impegno di ognuno. Don Luigi Ciotti continua a dire una cosa fondamentale per tutti: “Abbiamo solo questa vita per vivere, per amarci, per impegnarci, per portare il nostro contributo che comincia dalle piccole cose”. E continua – “Oggi, ci sono tante cose che non vanno bene perché ci sono dei cittadini a intermittenza, cioè, a seconda delle emozioni; noi, invece, abbiamo bisogno di cittadini responsabili che prendono coscienza che il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi”.
Tre anni fa, dopo aver constatato con i miei occhi tutta la sofferenza della gente della Valbasento, ho proposto l’iniziativa “PER NON DIMENTICARE: UNA MESSA PER LA VITA”: dopo aver avviato un censimento territoriale (Pisticci) delle Vittime di Cancro dagli anni ’70 ad oggi, ho invitato tutti i miei parrocchiani a pregare, nella Messa dell’ultima domenica di ogni mese, per i tanti compaesani morti per tumore ed a ricordarli leggendo l’elenco di tutti i loro nomi. Questa iniziativa è nata (ed ora è stata sospesa) nel segno del rispetto di chi non c’è più e che è doveroso ricordare sempre.
La MEMORIA non è retorica o celebrazione – come qualcuno ha avuto il coraggio di dire – ma indica RISPETTO, IMPEGNO anche grazie all’elencazione di tutti i nomi, uno ad uno. La Memoria, dunque, vuol dire impegnarci di più tutti. In questo lungo elenco, un domani, possiamo esserci anche noi. Ecco perché non dobbiamo perdere altro tempo. Questo è l’invito che oggi voglio rivolgere a tutti voi.
Anche la MARCIA APARTITICA PER LA VITA,che si è svolta il 29 settembre 2018, è servita ad innalzare il nostro grido di allarme con Azioni concrete nella Continuità della Condivisione e della Co-Responsabilità, disposti a collaborare con le Istituzioni ed essere una spina nel loro fianco se non fanno quello che devono o dovrebbero fare. Non si può giocare sulla pelle della povera gente ed a maggior ragione sulla dignità della persona umana. A questo proposito, non è importante Commuoversi ma Muoversi.
E’ vero, le persone hanno tanta paura. La paura di manifestare la propria malattia, di essere licenziati perdendo il lavoro perché si è sottoposti a ricatto occupazionale, e poi c’è la rassegnazione perché non ci sono altre prospettive. Allora vi domando: dobbiamo rassegnarci o lottare? Io preferisco lottare. Il dato di fatto è che il più delle volte viviamo di una cultura gretta che porta a dire “MEGLIO MORIRE DI CANCRO E NON DI FAME”, un’affermazione assurda e vergognosa, solo per la paura di essere licenziati. Non si possono barattare la Salute e la Vita (beni preziosi) soltanto per un posto di lavoro. La tutela dell’ambiente oggi viene riconosciuta come valore più alto della società civile. E allora perché lo Stato non si attiva, visto che l’art. 32 della Costituzione impone la tutela della salute dei cittadini?
Parlare di ecologia per noi significa evidenziare il fatto che l’ambiente ci è stato sottratto, è stato devastato; significa denunciare che qualcuno si arricchisce sfruttandolo e che qui la gente muore per mantenere il benessere degli altri. Non mi sembra che questa sia una logica accettabile.
Concludo riportando alla nostra memoria i due paragrafi della LAUDATO SI’ che generosamente Papa Francesco ci ha donato:
n. 179: “La società, attraverso organismi non governativi e associazioni intermedie, deve obbligare i governi a sviluppare normative, procedure e controlli più rigorosi. Se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali. D’altra parte, le legislazioni municipali possono essere più efficaci se ci sono accordi tra popolazioni vicine per sostenere le medesime politiche ambientali”;
n. 205: “Eppure, non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, al di là di qualsiasi condizionamento psicologico e sociale che venga loro imposto. Sono capaci di guardare a se stessi con onestà, di far emergere il proprio disgusto e di intraprendere nuove strade verso la vera libertà. Non esistono sistemi che annullino completamente l’apertura al bene, alla verità e alla bellezza, né la capacità di reagire, che Dio continua ad incoraggiare dal profondo dei nostri cuori. Ad ogni persona di questo mondo chiedo di non dimenticare questa sua dignità che nessuno ha diritto di toglierle”.
Questo è l’invito che oggi mi sento di rivolgere a tutti voi.