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Il nemico oscuro è tra di noi

05/08/2011

Oggi pubblichiamo volentieri questa lucida analisi di Manlio Dinucci. Le cose dette a caldo dopo eventi traumatici anche se poi si rivelano inesatte hanno il potere di rimanere impresse come il fenomeno dell’imprinting nell’anatra di Konrad Lorenz.

Riguardo all’evento di Olso, vorrei riportare una notiziola che sarà sfuggita a molti. La Norvegia aveva annunciato di ritirarsi dall’azione della NATO contro Gheddafi molto prima dell’attentato (http://www.wallstreetitalia.com/article/1147968/libia-ritiro-norvegia-nato-gli-alleati-dovranno-compensarlo.aspx). Difatti l’ultima missione a cui ha partecipato si colloca una settimana dopo l’attentato. Non credo che questo non fosse noto agli analisti politici e agli addetti ai lavori. Che senso ha allora dire che Gheddafi è passato dalle minacce ai fatti proprio in un paese che si sta ritirando da solo?

Buona lettura e buona giornata.

(fd)

(Rubrica: L’arte della guerra – il manifesto, 2 agosto 2011)   

Da piccoli fatti di cronaca a drammatici eventi, tutto dimostra quanto sia penetrata l’idea che una oscura minaccia incombe su noi cittadini delle grandi democrazie occidentali. Finita la guerra fredda, non potendo più sostenere l’esistenza di una minaccia comunista (esemplificata da Reagan con «l’impero del male»), occorreva trovarne subito un’altra così che gli Stati uniti e la Nato potessero proseguire la corsa agli armamenti e le politiche di guerra. Ed ecco spuntare la minaccia del terrorismo arabo islamico, il nemico oscuro che si nasconde negli angoli bui della terra, secondo la definizione messa in bocca al presidente Bush dal suo think tank dopo gli attentati dell’11 settembre (quelli sì frutto di oscure trame di servizi segreti). Ci si rivolge al grande pubblico, spiega Noam Chomsky, come a dei bambini, usando personaggi e intonazioni infantili, così da suscitare emozioni e non riflessioni. Bisogna riconoscere che questa tecnica del babau, potenziata dai media, funziona egregiamente creando vere e proprie allucinazioni collettive. A Pisa una ragazza denuncia di essere stata violentata da tre nordafricani: subito il sindaco Filippeschi (Pd) chiede al ministro Maroni (Lnp) più polizia per la sicurezza della città, mentre il consiglio comunale decide all’unanimità di costituirsi parte civile contro i responsabili dello stupro. In realtà, si scopre, esso è stato inventato dalla ragazza in crisi esistenziale, ma con le idee abbastanza chiare da attribuirlo, per renderlo credibile, a fantomatici arabi nordafricani. Stesso fenomeno, su scala ben più drammatica, a Oslo. La strage viene immediatamente attribuita al terrorismo arabo islamico. Ciò traspare dalle prime dichiarazioni ufficiali: Napolitano condanna l’atto terroristico ribadendo l’impegno per la pace, mentre Obama si appella al mondo intero perché fermi questi atti di terrore. Più esplicito il presidente della Ue Van Rompuy, che collega l’attentato terroristico al fatto che la Norvegia  rende un buon servizio alla pace nelle regioni più instabili del pianeta (partecipando alle guerre in Afghanistan e Libia). La Norvegia – commenta il giornale britannico The Sun – ha aperto le porte a migliaia di immigrati musulmani, che hanno creato un terreno fertile per il terrorismo. Da tempo – conferma Guido Olimpio sul Corriere della Sera – la Norvegia è nel mirino del terrorismo qaedista. Al Qaeda attacca Oslo, annuncia Libero. Sono sempre loro, ci attaccano – denuncia Il Giornale con un editoriale di Fiamma Nirenstein – sottolineando che con l’Islam il buonismo non paga. Alberto Flores D’Arcais spiega sul Tirreno che c’è un’altra possibilità ancora più inquietante, che gli attentati di Oslo siano la prima dimostrazione che le minacce di Gheddafi contro l’Europa non erano soltanto parole al vento ma nascondevano un terribile e reale progetto. La bolla di sapone della matrice arabo islamica scoppia subito dopo: autore della strage è un norvegese, collegato alla massoneria e ad ambienti filo-sionisti, che odia gli arabi e l’Islam e ha voluto punire il suo paese perché troppo cedevole nei loro confronti. Intanto, però, si è raccontato ai lettori-bambini che è Gheddafi a minacciare l’Europa e che è quindi giusto bombardare la Libia per fermare il babau che vuole azzannarci.

 Manlio Dinucci