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Incontro con don Renato Sacco a Catania

Don Renato Sacco a Catania

Giovedì 7 marzo scorso, in un affollato salone della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, si è svolto un incontro, organizzato dal Punto pace di Catania, con il coordinatore nazionale di Pax Christi don Renato Sacco.
Il tema, quanto mai stimolante ed attuale, era: “Pace e Disarmo – Art. 11 della Costituzione e legge 185/90: dove sono andati a finire?”
Don Renato ha esordito dicendo che l’espressione “la guerra è una cosa brutta” sembra una frase scontata, ma invece non lo è affatto.
Responsabili delle istituzioni e delle industrie armiere sono capaci di usare delle logiche che allontanano dalla visione della guerra: si tratta di opportunità, di posti di lavoro, di avanzamento della tecnologia… Così la guerra passa in secondo piano. Gli armamenti uccidono? Ma loro parlano di soldi, di affari… Nelle fiere delle armi gli oggetti sono ben disposti, con gusto, attirano l’attenzione anche per la combinazione dei colori, insomma siamo portati a dire che sono anche… belli!
Nel 2018 l’Italia ha speso in armamenti 25 miliardi di euro, cioè due milioni e mezzo all’ora. Ma ragionare con queste cifre è ancora difficile, perché sono talmente alte che su due piedi non riusciamo ad afferrarne la portata. Allora a questo punto don Renato ha iniziato un giochino con l’uditorio. Dal momento che tale spesa vuol dire anche 40.000 euro al minuto (cifra più vicina alla nostra immediata comprensione), mentre continuava a parlare, ogni minuto, al suono di una campanellina, l’oratore si interrompeva per dire: “Ecco, altri 40.000 euro per le armi…”, e così via.
Don Renato ha poi sottolineato che dietro l’alta tecnologia sbandierata ai quattro venti ci sono delle stragi. Ha così descritto una immagine di un luogo in Iraq dove un missile ad alto potenziale era stato fatto esplodere in un rifugio, carbonizzando letteralmente molti civili, ridotti a delle macabre macchie nere sulle pareti. E ha aggiunto che, grazie alla tecnologia, chi “preme il bottone” non vede sangue, non sente nulla, quindi è più facile…
Nel dossier di “Mosaico di Pace” del numero di dicembre 2018, la Caritas riportava più di 300 conflitti in atto. Di questi circa 40 sono vere e proprie guerre combattute. Una volta si scontravano gli eserciti. Oggi, però, muoiono i civili. A questo si aggiunga il terribile uso di armi chimiche, quali il fosforo bianco, che brucia internamente i tessuti e che non risponde a nessuna terapia, salvo amputare tempestivamente la parte colpita. Tremendo è anche l’uso dell’uranio impoverito. I danni causati da quest’ultimo si sono scoperti attraverso le morti degli stessi soldati statunitensi che lo maneggiavano. Per quanto riguarda gli effetti psicologici, è sorprendente osservare che il numero di soldati USA suicidi supera quello dei loro morti in combattimento! La triste realtà è che purtroppo la guerra non è affatto un video-gioco. Viene alla mente come bollava la guerra papa Giovanni XXIII: “Alienum est a ratione”, cioè è roba da matti…
Sul versante degli armamenti sono inevitabili numerose altre osservazioni.
L’Italia ha un programma di acquisto dei cacciabombardieri F-35 per 14 miliardi di euro, più altri 40 spalmati in qualche decennio. Un solo F-35 costa circa 150 milioni di euro. Fa ancora più impressione pensare che il costo di due soli F-35 equivale all’intera spesa per la ricostruzione del ponte di Genova! La nostra aeronautica è già dotata di formidabili aerei da guerra, come i Tornado, o gli Eurofighter. E per di più gli F-35 sono aerei d’attacco, non da difesa, e sono predisposti per il trasporto di bombe nucleari. Non servono, insomma, a difendere il nostro territorio, ma ad arricchire chi li produce, con il solito contorno della logica dei posti di lavoro… Sarebbe molto meglio usare i soldi per la vita e non per la morte, per ospedali, scuole, reddito di cittadinanza e via di seguito dicendo.
E’ anche preoccupante il fatto che sul territorio italiano siano presenti delle bombe nucleari. Si tratterebbe di bombe della NATO, circa 70, nella Base di Ghedi, in provincia di Brescia, e in quella di Aviano, in provincia di Pordenone. Sono poi in arrivo, l’anno prossimo, le nuovissime e famigerate bombe atomiche B61-12.
E ancora, incalza don Renato, come se non bastasse che l’Italia si sia dotata di una gigantesca portaerei, la Cavour, ve ne è un’altra in costruzione, la Trieste (inutile ripetere le solite motivazioni militari e industriali).
E’ stata poi ricordata la pericolosità della recente tensione tra India e Pakistan, in quanto entrambi i Paesi detengono armi nucleari. Notoriamente, chi possiede bombe atomiche non tiene conto di quello che dicono gli altri. Non per niente tutti i Paesi dotati di bombe nucleari non hanno firmato il Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari, approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 7 luglio 2017 (neanche l’Italia l’ha firmato). L’approvazione di tale Trattato è stato un grande successo. Per questo risultato, all’ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) è stato assegnato il premio Nobel per la Pace 2017. Tra le numerose associazioni che sostenevano tale Campagna vi era anche la nostra Pax Christi. Si può anche ricordare che Pax Christi ha raccolto e inviato numerose cartoline per chiedere al Governo Italiano di aderire al Trattato.
Altro tema, ripreso anche nel titolo, è stato quello della legge 185/90, oggi clamorosamente disattesa. Questa legge, promulgata dal Parlamento Italiano nel 1990, è ancora molto moderna e avanzata, rispetto agli altri Paesi europei, e non è un caso, perché nasce dalla constatazione che l’Italia è da sempre uno dei primi esportatori di armi nel mondo (specialmente armi leggere, come pistole e fucili). Tale legge proibisce l’esportazione di armi a Paesi belligeranti. Ancor di più, tale divieto è esteso a Paesi dove vengono violati i diritti umani. Come è possibile allora che a Domusnovas, in Sardegna, l’azienda tedesca RWM produca bombe che vengono vendute all’Arabia Saudita, che a sua volta le usa per bombardare la popolazione yemenita inerme? Il quotidiano Avvenire ha prodotto documentazione fotografica di una bomba inesplosa, che recava stampigliato il codice che ne indicava inoppugnabilmente l’origine italiana. Sollevata la questione, la risposta serafica del Ministero della Difesa è stata che era tutto in regola, perché non risultava che l’Arabia Saudita fosse un Paese in guerra…! Ma certamente, oggi le guerre non si dichiarano più, si fanno e basta. E’ sufficiente non usare più quella parola e il gioco è fatto, non ci sono più le guerre. Ancora meglio se le chiamiamo “missione di pace”…!
E’ però confortante la reazione della società civile a questo fatto. Innanzitutto un comitato sardo, appoggiato dal Movimento dei Focolari, ha levato la sua voce contraria. Poi, una delibera del Comune di Assisi, seguita da analoghe iniziative dei Comuni di Cagliari, Roma e Firenze, tutte si sono espresse contro le armi vendute all’Arabia Saudita. Dello stesso tenore è stato un forte documento dei vescovi della Sardegna.
Don Renato non ha mancato di fare riferimento al movimento NO-MUOS in Sicilia, che si batte contro un sofisticatissimo sistema di comunicazione, che comprende uno speciale e potente impianto radar a Niscemi collegato con alcuni altri in tutto il mondo e con dei satelliti. Tale sistema, fondamentale per gli Stati Uniti per il controllo globale del pianeta, è potenzialmente programmato per fungere da “cervello” della guerra e, per chi lo dirige, sarebbe apparentemente una guerra “senza sangue”.
Don Renato ha infine concluso con due significative citazioni contro la guerra dei nostri ultimi due papi, Benedetto XVI e Francesco.
Nella notte di Natale del 2010, Benedetto XVI ha rivolto questa preghiera:
“Signore, realizza totalmente la tua promessa. Spezza i bastoni degli aguzzini. Brucia i calzari rimbombanti. Fa che finisca il tempo dei mantelli intrisi di sangue. Realizza la promessa: “La pace non avrà fine” (Is 9,6).
Al Sacrario di Redipuglia, il 13 settembre 2014, papa Francesco ha detto:
“…La guerra è una follia. Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!
…Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? E’ possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante!”

Come previsto, i presenti hanno particolarmente apprezzato la competenza, l’efficacia e la capacità comunicativa di don Renato, le cui parole hanno suscitato interesse, emozioni ed interrogativi nell’attento uditorio.
La missione “catanese” di don Renato è stata infine completata da due incontri sugli stessi temi con gli studenti di due Istituti Tecnici, svoltisi con successo la mattina dopo, 8 marzo.
Il Punto pace di Catania lo ringrazia per l’infinita disponibilità, peraltro ben conosciuta.

Vincenzo Pezzino