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Marcia del ritorno: almeno 133 palestinesi uccisi

Continua a salire il bilancio di palestinesi uccisi o feriti dai soldati israeliani durante le manifestazioni popolari lungo le linee tra Gaza e lo Stato ebraico.  Il ministro israeliano Ghilad Erdan annuncia una nuova guerra.

(della redazione)

Gerusalemme, 21 giugno 2018, Nena News – Con la morte ieri, dopo oltre un mese di agonia, di Ghassan Abu Daqqa, è salito ad 133 il numero dei palestinesi uccisi dal fuoco dei tiratori scelti dell’esercito israeliano da quando, lo scorso 30 marzo, sono cominciate a Gaza le manifestazioni popolari della Grande Marcia del Ritorno lungo le linee di demarcazione con Israele. Lo riferisce il ministero della sanità a Gaza.

Su Gaza intanto torna con prepotenza l’ombra di un’ampia offensiva militare israeliana, a quatto anni di distanza dall’operazione “Margine Protettivo” del luglio/agosto 2014. Intervistato dalla radio militare il ministro israeliano per la sicurezza interna Ghilad Erdan ha affermato che Israele “potrebbe non avere scelta” se non quella di attaccare Gaza allo scopo di fermare quelli che le autorità israeliane chiamano gli “aquiloni del terrore”,ossia gli aquiloni con liquidi incendiari che i palestinesi indirizzano verso il territorio israeliano e che hanno provocato nei giorni scorsi danni a terreni coltivati. L’aviazione israeliana è entrata in azione più volte nei giorni scorsi contro i laboratori dove sono costruiti gli aquiloni e contro coloro che li lanciano. Ora però si parla di un attacco più ampio e duro contro Gaza e contro il movimento islamico Hamas.

 Ghassan Abu Daqqa era stato ferito ad est di Khan Yunis e il suo nome si aggiunge a quello degli oltre 70 manifestanti uccisi dal fuoco israeliano il 14 maggio o morti nei giorni successivi per le ferite subite durante le mobilitazioni per il trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. I feriti dal 30 marzo sono stati migliaia, molti dei quali raggiunti da proiettili veri sparati dai cecchini. Negli ospedali di Gaza restano ricoverati decine di feriti in condizioni molto gravi, ancora in pericolo di vita.  I chirurghi palestinesi hanno dovuto eseguire numerose amputazioni di arti a causa dei gravi problemi causati ad ossa, muscoli e sistema vascolare dalle munizioni sparate dai soldati israeliani.  

Proprio in solidarietà con i feriti di queste ultime settimane sono state indette domani nuove manifestazioni di massa lungo le linee tra Gaza e il territorio israeliano. Subito dopo le preghiere islamiche del venerdì  migliaia di palestinesi raggiungeranno gli accampamenti di tende allestiti a breve distanza dalle barriere con lo Stato ebraico per ribadire la determinazione di spezzare il blocco israeliano imposto loro ormai da molti anni. Le condizioni di vita a Gaza si fanno sempre più gravi in conseguenza del blocco. Inoltre l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, colpita dai tagli ai finanziamenti annunciati dagli Stati Uniti e dal drastico calo delle donazioni internazionali, ha avvertito che potrebbe non essere in grado di aprire a Gaza il nuovo anno scolastico per i circa 270 mila allievi. Nena News