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Assemblea di Pax Christi, Molfetta, 21-22 aprile 2018

celebrazione eucaristica all'assemblea di Molfetta

celebrazione eucaristica all’assemblea di Molfetta

Il 21 aprile, di mattina, l’assemblea si apre con una preghiera guidata da Gianni Novello, dedicata alle vittime della “non pace”, dalla Siria al Congo. A sostegno del messaggio di non scoraggiarci, vengono letti alcuni brani di Hetty Hillesum, improntati alla “fedeltà” a ciò che si è cominciato. “Nella vita non contano i fatti, ma ciò che grazie ai fatti si diventa”. Solo chi non è impegnato è pessimista. Chi è impegnato ha sempre un pezzetto di speranza. Di analogo significato alcune parole di don Primo Mazzolari: “Ci impegniamo a prescindere dagli altri…, ci impegniamo solo per amore, la sola certezza che non teme confronti”.

Successivamente, nel suo saluto introduttivo, il presidente don Giovanni Ricchiuti ha esortato a rimanere fedeli al Vangelo. Ha raccontato che, nel veloce momento dei saluti dopo la celebrazione della messa a Molfetta, ha chiesto a papa Francesco una benedizione. E il papa ha risposto: “Andate avanti, continuate”. E di fatto stiamo continuando, con i programmi dei vari gruppi ispirati alla parola centrale “Disarmiamo…”. Le visite del papa, ha proseguito don Giovanni, in onore di don Milani, di don Mazzolari, di don Tonino e quelle programmate per don Zeno Saltini a Nomadelfia e per il Movimento dei Focolari a Loppiano (Firenze), ci danno la visione di una chiesa che guarda a questi testimoni. Oggi dobbiamo quindi liberare questa voce della profezia nella chiesa. E come diceva don Tonino, la parola PACE potrebbe essere intesa come l’acronimo di Preghiera, Audacia, Convivialità delle differenze, Esodo. Ha poi ricordato amaramente le tragiche uccisioni di pacifici manifestanti a Gaza, che puntualmente vengono perpetrate ogni Venerdì in questo periodo. A questo proposito, invertendo il luogo comune di molta stampa, che spesso ripete “ma dove sono i pacifisti?”, si è chiesto sarcasticamente “ma dove sono i giornalisti?”. Il presidente ha infine concluso citando il verso di una preghiera: “Dissi a un soldato: parlami di Dio! Ed egli lasciò cadere le armi”.
Il coordinatore don Renato Sacco, riprendendo l’invito a coltivare “sogni diurni”, idea a cui si ispira il titolo dell’assemblea di quest’anno, ha ricordato i nomi di alcuni amici scomparsi.

Sessione “Disarmare la politica”
Nino Messina, della Fondazione Guglielmo Minervini, amministratore aziendale, ha parlato di “gestione nonviolenta”. Ha illustrato la sua idea di “gestione etica”, sviluppata in dieci punti, corrispondenti ai “doveri”, contrapposti ad altrettanti “peccati”. Le parole-chiave di questo programma sono: sviluppo, creatività, risveglio, innovazione, partenza (transumanza), costanza, periferia (entrare nel tessuto connettivo), non rinviare, carità (da capitalizzare), riconciliazione.

Angelo Papia, ancora della Fondazione Minervini, si è chiesto come disarmare la politica. Riferendosi al testamento politico di Minervini, ha affermato la necessità di una nuova concezione del potere. Dovremmo passare dal potere come “sostantivo” al potere come “verbo”, assieme agli altri. La più alta forma di potere è quella su se stessi, è il servizio, volto a liberare le energie degli altri, ad aiutare gli altri a mettersi in relazione. Ancora citando Minervini, ha ricordato che il futuro appartiene agli “eretici”, che credono nella “opportunità”. Il tempo della sfida non è più il “cronos”, ma il “kairòs”, il tempo/evento opportuno, in cui dalla porticina irrompe il cambiamento. E per governare il cambiamento abbiamo bisogno di nuovi profeti del nostro tempo.

Rino Basile, della Casa di Accoglienza di Ruvo, ha innanzitutto affermato che la sua vicinanza a don Tonino non è stata intellettuale, ma emotiva. Si ritiene testimone di un periodo difficile, ma bello e illuminante. Don Tonino, ha ricordato, portò in diocesi le sofferenze della tossico-dipendenza, e diceva che “dietro ogni buco c’è una vita, ma anche dietro ogni vita c’è un buco” (di sofferenza, di solitudine). L’esperienza della Casa di Accoglienza ha cambiato la vita a molti, lui ha scelto un altro lavoro e ha fatto il volontario. Don Tonino intendeva la politica come “arte nobile” e inizialmente invitò i politici del territorio per gli auguri di Natale. Dopo alcuni anni, però, le presenze si diradarono, perché non gradivano le sue sollecitazioni sul governo, sulle case sfitte, sul loro ruolo di “servizio” e non di “self-service”… Quando non ci andò più nessuno, don Tonino registrò il suo messaggio su una cassetta e la spedì per posta a tutti i politici. Basile ha raccontato di essere entrato in politica nel 1996 e di esserne uscito nel 2009, disgustato, non toccato da alcun processo. Ha concluso con una citazione di don Tonino: “Non avere paura di stare in mezzo allo sterco, ma poi fatti la doccia”.

Sessione “Disarmare la chiesa”
All’inizio della sessione è stata letta la lettera di don Tonino Bello ai seminaristi, a cui ha fatto séguito la risposta, odierna, dei seminaristi di oggi. Il vescovo di Molfetta, mons. Cornacchia ha poi rivolto un saluto all’assemblea, rimarcando la coerenza di Pax Christi con il Vangelo e che, come in una barca a vela, è necessario procedere “controvento”.

L’intervento di Tonio Dell’Olio, presidente della Pro Civitate Christiana, è cominciato con un filmato di un convegno svoltosi ad Assisi, in cui un Tonino Bello ancora in buona salute raccontava che nel suo discorso di insediamento nella diocesi di Molfetta aveva citato Gramsci. Quest’ultimo, riferendosi ai compagni comunisti, lamentava di non sentire “il brivido della passione” e lui, don Tonino, riferendosi parallelamente ai cristiani, aveva auspicato che essi sentissero il brivido della passione cristiana. Gli era andata bene ed era stato applaudito; ma il giorno dopo arrivò la prima lettera anonima… La realizzazione della “chiesa del grembiule”, ha affermato Tonio Dell’Olio, è certamente difficile. Proprio il giorno prima, però, papa Francesco, nella sua visita ad Alessano e a Molfetta, aveva proposto questa immagine di Tonino Bello come modello per una chiesa universale. Ha poi raccontato il suo incontro, come rappresentante di “Libera” con l’allora cardinale Bergoglio, a Buenos Aires, nel 2011. Avendogli parlato di don Tonino Bello, del tutto sconosciuto al futuro papa, citò queste sue due espressioni: “chiesa del grembiule” e “potere dei segni invece dei segni del potere”. Entrambe le espressioni piacquero molto al cardinale Bergoglio. Incontratolo poi da papa, nel 2013, Francesco disse a Tonio che sarebbe andato a Lampedusa proprio per “mostrare il potere dei segni e non i segni del potere”, … “come disse l’amico tuo Tonino Bello”. Come sappiamo, ha continuato Tonio, a don Tonino non sono certo mancate le amarezze. Una volta, tornando da una riunione della CEI, si lamentava che nonostante le sue parole, tutto continuava come prima, nella più completa indifferenza. Naturalmente “chiesa del grembiule” vuol dire anche al servizio della pace. Quest’ultima, diceva don Tonino, “è ormai più un vocabolario che un vocabolo…”. Infatti, pace è anche servizio alla giustizia, ai poveri, alla nonviolenza, a tutto ciò che concorre alla “vera pace”. E su che cosa si intende per “pace” oggi non mancano gli equivoci… Come tradurre allora oggi la chiesa del grembiule? Tonio Dell’Olio ha quindi affermato che oggi dobbiamo occuparci anche di divorziati, di femminicidio, di modello economico nonviolento, di carceri, di educazione alla nonviolenza nella scuola… Ha poi citato l’Associazione Libera e i suoi programmi di incontro tra terroristi e vittime. Ha infine concluso, non a caso, con la particolare caratteristica della pace offerta da Gesù di Nazareth: “Non come ve la dà il mondo, io ve la do”.

Nel suo breve intervento, don Luigi Bettazzi, sempre vicino a don Tonino, ci ha offerto alcuni suoi ricordi personali. Argutamente ha osservato che entrambi scrivevano molto, ma mentre lui scriveva a Berlinguer, don Tonino scriveva ad Abramo…Era molto chiara in don Tonino l’idea di come reagire alle difficoltà con la nonviolenza. Indicò infatti, come modello originario di reazione nonviolenta, il personaggio biblico Rizpà, la madre che, dopo l’impiccagione dei figli, non potendo fare altro e non avendo altro modo di protestare, ne veglia i corpi per un’intera stagione, impedendo agli uccelli e alle bestie selvatiche di avvicinarsi. Ha raccontato che la madre di don Tonino, terziaria francescana, gli aveva insegnato a voler bene ai poveri. Poi Pax Christi ha fatto vedere a don Tonino il volto della pace. Don Luigi ha ricordato che l’immagine della “chiesa del grembiule”, creata da don Tonino, suscitò molte reazioni negli ambienti ecclesiastici. Ha affermato, infine, che nell’opera di don Tonino risultavano perfettamente applicate le quattro grandi costituzioni del Concilio: Gaudium et spes, Dei verbum, Sacrosanctum Concilium e Lumen gentium.

Don Christian Medos ha raccontato come abbia conosciuto don Tonino Bello leggendo i suoi scritti, che ha poi reincontrato attraverso la “teologia spirituale” e finendo con lo svolgere la tesi proprio sulla sua spiritualità. Ora, come consigliere nazionale di Pax Christi, è stato chiamato a coordinare il gruppo “Disarmare la chiesa”. Come attività di questo gruppo ha citato il recente convegno svolto ad Agrigento il 23 febbraio scorso, ispirato alla figura di don Tonino, dal titolo “Accogliere e integrare i migranti: la convivialità delle differenze tra paura e desiderio”. Altre attività sono in programmazione, sia per i giovani, che per i preti, nel Salento, sulle orme di don Tonino. Ha affermato, infine, l’importanza di restituire a giovani e adulti figure come quella di don Tonino Bello, con la loro carica profetica.

Sessione “Disarmare la cultura”
Nel pomeriggio, Sergio Paronetto, presidente del Centro Studi di Pax Christi, ha sottolineato il pericolo dello snaturamento dei termini: si potrebbe avere l’impressione che ci siano missili “buoni”, e che “hanno salvato l’onore dell’Europa”… la ricerca della pace è un travaglio generativo. La pace è anche una scienza, ha i suoi maestri, fa perno sull’educazione e ha ormai una bibliografia sterminata. Ancora, la pace richiede “compassione” delle mani, del cuore e del cervello, e occorrono studio e competenza. Si scopre così che la sofferenza umana per la mancanza di pace non è fatale, ma ha delle cause precise, che fanno risalire a nomi e cognomi, specialmente quelli dei sovrani invisibili e violenti dell’economia. Senza una cultura della pace, non c’è proprio cultura. Abbiamo però bisogno di una “buona cultura”, con parole vere che raggiungono i cuori, non un consumismo culturale, superficiale, banale e urlante. Per essere efficace, la nonviolenza deve arrivare ad essere un valore di popolo. Per queste finalità, ha concluso Paronetto, occorre coltivare un pensiero inquieto, esplorativo, immaginativo e creativo, e non importa se ci sentiamo incompleti, perché c’è ancora molto cammino da fare.

Elvira Zaccagnino, direttrice delle edizioni “la meridiana”, che per lunghi anni ha curato la pubblicazione e la diffusione delle opere di don Tonino, ha ricordato l’intensa collaborazione con l’allora vescovo di Molfetta.

Rosa Siciliano, direttore di redazione della rivista mensile di Pax Christi, ha parlato di “Mosaico di pace” come di un luogo di incontro fisico di persone, di denuncia, di racconto del lavoro silenzioso di tanti “lillipuziani”. Per fare passare e mettere in pratica l’idea della nonviolenza in tutti i suoi aspetti, è necessario affrontare la sfida di nuovi strumenti comunicativi, di linguaggi diversi. Ha infine concluso con la lettura di stralci dell’editoriale “zero” di don Tonino Bello, del settembre 1990, con il quale si lanciava “Mosaico” come una rivista di strada, che trattava di pace, giustizia, salvaguardia del creato.

Sonia Zuccolotto ha illustrato i lavori e il percorso del gruppo “Disarmare la cultura”, sottolineandone, tra i punti di forza, l’educazione alla pace nelle famiglie, perché è la che si sviluppano sia i conflitti che le condivisioni. Ha quindi ricordato l’appuntamento delle “Famiglie in rete” per il 12-19 agosto in Campania, e quello del “Collettivo giovani” per il 20-25 agosto in Puglia, sulle tracce di don Tonino. Ha suggerito, infine, che il 2 ottobre, giornata della nonviolenza, sia anche la giornata di Pax Christi, con la benedizione di don Tonino.

Gianni Novello ha ricordato che Matera è stata designata città europea della cultura per il 2019. Ha suggerito pertanto che Pax Christi si inserisca in questo grande evento proponendo una sorta di “Expò” della pace, con stand, tende, eventi, serate speciali, presenza di testimoni di pace. In tale scenario si potrebbero rialimentare le iniziative sul disarmo, specialmente quello nucleare, per il quale l’agenzia ICAN è stata insignita del Premio Nobel per la Pace 2017 essendosi adoperata affinchè l’Assemblea dell’ONU riuscisse ad approvare, il 7 luglio 2017, il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (non firmato dal governo italiano). In secondo luogo Gianni Novello, in procinto di partire egli stesso per il Congo per una visita di solidarietà di Pax Christi, ha sollecitato la realizzazione di iniziative in favore di questo Paese dilaniato dalla guerra civile proprio a causa delle sue enormi ricchezze minerarie che stimolano l’ingordigia dei potentati economici del mondo, e ha auspicato un futuro grande simposio di pace proprio nel Congo. Ha ricordato infine le prossime iniziative estive guidate da lui: la settimana “spirito, arte, pace” in Albania dal 20 al 28 agosto, e una settimana nel Salento, dal 23 al 29 luglio, sulle orme di don Tonino Bello.

Sessione “Disarmare l’economia”
Enrico Piovesana, dell’Osservatorio sulle Spese Militari Italiane “Milex”, è intervenuto telefonicamente. Oltre a illustrare la continua crescita delle spese militari italiane (anche per il 2018) che non subiscono mai tagli, ha spiegato che il problema va al di là dell’acquisto di F-35 o del rafforzamento della flotta della Marina Italiana. Le grandi industrie del settore, come Fincantieri, Finmeccanica, Otomelara sono spesso considerate come nostri fiori all’occhiello. Addirittura è il ministero per lo sviluppo economico che finanzia il comparto militare, con documenti regolarmente approvati dal Parlamento. Tutto questo apparato non sarebbe commisurato alle reali esigenze militari, ma è andata a finire che le nostre missioni militari all’estero si sono rese indispensabili proprio per poter sostenere questo stesso apparato. Questa analisi è lucidamente espressa su “milex.com” e inoltre sul numero di maggio di Mosaico di pace comparirà un dossier proprio sul disarmo.
Franco Dinelli, appena tornato dal Consiglio Internazionale di Pax Christi, ha sottolineato le difficoltà legate alla lingua in queste riunioni, con particolare riferimento alla partecipazione delle periferie (inclusa l’Italia). Ha poi accennato a importanti movimenti e iniziative in corso, a noi poco noti, in Sud-America, Africa, Filippine, Papua Guinea, specialmente a proposito dell’inquinamento da metalli pesanti.
Antonio de Lellis ha illustrato le profonde anomalie che si scoprono con un’analisi corretta del debito pubblico italiano. In particolare, in quasi quarant’anni (1981-2017) le spese militari hanno sottratto enormi risorse che si sarebbero potute impiegare per una economia diversa. Ha poi analizzato i vari aspetti del debito, mettendo in relazione il debito con le banche, i prodotti derivati, gli interessi, le speculazioni e le cosiddette grandi opere. Inoltre, facendo riferimento alla “Carta di Genova” sul sovraindebitamento dei popoli, ha aggiunto che quote di debito sono spesso illegittime. Ha concluso con un commento sulla cosiddetta tassazione “semplificata”, tanto sbandierata da alcune parti politiche, che in realtà però annullerebbe il concetto della tassazione progressiva e che avrebbe come risultato una grave riduzione delle entrate fiscali.

Sessione “Disarmare la società”
Franco De Palo, amico di don Tonino Bello e di Guglielmo Minervini, si è rifatto a delle memorie di don Tonino, riportandone alcune frasi significative. Agli obiettori di coscienza diceva, mettendoli in crisi: “Ah, siete obiettori di coscienza, ma avete la coscienza dell’obiezione?” La chiave di volta per disarmare la società si potrebbe anche riassumere nell’espressione “dare pane a chi ha fame e dare fame a chi ha pane” (mettere cioè in crisi la coscienza). La santità della società sta nella quotidianità e quest’ultima deve vivere di condivisione (far le cose insieme, mai da soli).

Comunicazioni brevi
In assenza di don Nandino Capovilla e Betta Tusset, Angela del punto pace di Corato ha brevemente spiegato la campagna “Sulle soglie senza frontiere” e il significato dell’iniziativa “il 10 alle10” (10 di ogni mese alle 22). Ha annunciato inoltre un convegno a Padova il 3-6 ottobre sulle vittime dell’immigrazione, e un viaggio a Lampedusa dal 31 ottobre al 4 novembre.

Norberto Julini, che non aveva potuto intervenire precedentemente nella sessione “Disarmare la politica”, ha sottolineato il ruolo importante della società civile in Palestina e ha annunciato lo svolgimento della Giornata ONU per il popolo palestinese il prossimo 1 dicembre a Torino.

Conclusioni
La vice-presidente Giuliana Mastropasqua ha tratto le conclusioni dell’intera giornata di lavori. La memoria di don Tonino Bello ci fa riflettere sul presente e sull’eredità che ci ha lasciato. Dobbiamo perciò comprendere, come recita il titolo che abbiamo voluto dare a questa assemblea, “le radici dei sogni diurni”. Con le parole di don Tonino nei nostri cuori dobbiamo tornare a casa “camminando”. E’ cruciale il ruolo dei giovani. Don Tonino diceva infatti che “il mondo ha bisogno di giovani critici”. E’ urgente pertanto uno sforzo di rinnovato impegno per rendere visibile la nostra aspirazione a un mondo di pace e per essere più credibili davanti ai giovani. Don Tonino esercitava un’attrattiva sui giovani: andava nelle scuole; ha fondato una casa per i tossico-dipendenti (quindi, giovani); offriva loro testimonianze, affinché essi stessi fossero testimoni “giovani”, capaci di osare e dare segni di speranza. Anche saper correre un certo rischio appartiene ai giovani. Giuliana ha così ricordato i giovani di “Operazione Colomba” e la loro azione di interposizione in situazioni di conflitto, oppure il movimento degli studenti americani contro le armi a scuola, e anche la lettera di risposta dei seminaristi a don Tonino, letta in questa giornata. Non dobbiamo insomma mettere da parte i giovani: sono i protagonisti nei territori di guerra e sono anche poveri che emigrano. Infine, troviamo nel libretto che raccoglie “Parole Nobili”, alla lettera “G”, tutta l’attenzione che don Tonino dedicava a loro.

Domenica 22 aprile l’assemblea ha discusso e approvato il bilancio economico consuntivo (2017) e preventivo (2018). Dopo le conclusioni generali del presidente don Giovanni Ricchiuti, il convegno si è concluso con una molto partecipata celebrazione eucaristica.