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Editoriale del Presidente

Vi scrivo con ancora nel cuore il ricordo vivo del nostro viaggio in Salvador, per i 100 anni dalla nascita di mons. Oscar Romero, con un gruppo di una ventina di persone di Pax Christi.

Siamo tornati con la convinzione che i cammini della pace e della riconciliazione si pagano a caro prezzo. Oggi la situazione è di una calma apparente ma con una situazione ancora carica di problemi…

La ricchezza ancora nelle mani di pochi, dei poteri forti. Colpisce la ‘americanizzazione’ del Paese in tutto e per tutto, anche nello stile di vita di quanti possono disporre di qualche cosa. E per il resto della popolazione c’è la povertà, la lotta per la difesa della terra, per l’acqua.

Per il resto abbiamo vissuto momenti di grande commozione, nella memoria di Romero, i suoi luoghi, anche dove è stato è ucciso. Ancora oggi abbiamo visto che è  un popolo di poveri che prega e rende omaggio a monsignor Romero. In quel periodo la chiesa Salvadoregna ha avuto tanti martiri. E’ nata in questo popolo una coscienza civile ed ecclesiale. E noi abbiamo avuto la gioia di essere accolti e accompagnati da Mariella Tapella e padre Tilo. A loro un grande grazie!

Abbiamo incontrato una realtà in cui si soffre per il Vangelo.

E vogliamo che anche per noi rinasca questo amore per la chiesa, per i poveri. C’è una scelta preferenziale della chiesa che deve essere per i poveri, che non è una scelta ideologica ma dettata dal vangelo.

E non posso non condividere con voi il desiderio del Vescovo di San Salvador, monsignor José Luis Escobar Alas, di dare inizio ad un gruppo di Pax Christi nella sua Diocesi.

E ricollegandomi proprio all’esperienza del Salvador, sapete bene anche voi come questi giorni siano‘intensi’ e anche ‘faticosi’ legati alla indicazione di papa Giovanni XXIII come patrono dell’esercito italiano. Gesù è il primo nonviolento, è il primo dei miti da lui evocati nelle Beatitudini. E’ una vicenda assurda che ha coinvolto la Chiesa Italiana, il giorno 12 settembre con la consegna della bolla…

Non possiamo accettare questo patrocinio di papa Giovanni all’esercito italiano. Non c’è nulla nella sua vita che lo possa fondare. L’ho già detto nel comunicato del giorno 11 settembre in modo chiaro. Il suo essere stato cappellano militare non giustifica questa scelta. E’ stato un momento storico, in cui lui e tanti altri si sono trovati in quella situazione. Hanno dovuto obbedire. Se poi ascoltiamo le varie testimonianze, anche quella di monsignor Loris Capovilla, ci accorgiamo che papa Giovanni era ben convinto che il ricorso alla guerra fosse contrario al Vangelo. Tant’è che poi scriverà la Pacem in Terris.

Come si può offendere in questo modo il senso della chiesa, il senso della fede dei fedeli con l’indicazione di papa Giovanni patrono dell’esercito.

Come Presidente di Pax Christi sottolineo ancora una volta che tutto è accaduto di nascosto, per non far sapere nulla nemmeno ai piani alti del Vaticano e della CEI.

Dispiace non solo il merito ma anche il metodo. Per questo il nostro dissenso è pieno e totale. E ci impegneremo affinché questo patrocinio venga annullato. Chiediamo venga fatto un passo indietro. Per la memoria di San Giovanni XXIII e per quello che è il compito della Chiesa di essere testimone di pace nel mondo.

Vi scrivo queste righe mentre ci prepariamo al Consiglio Nazionale 16 -17 settembre, con appuntamento anche a Barbiana. Ci troviamo alla Casa per la Pace di Firenze che finalmente è diventata di Pax Christi a tutti gli effetti, con l’atto notarile firmato lunedì 4 settembre scorso.

Buona lavoro per la pace,

+ Giovanni Ricchiuti