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Da Perugia ad Assisi contro l’indifferenza, per la pace

Decine di migliaia di persone (alcune stime riferivano di 100mila partecipanti) giovani e giovanissimi,  ragazze e ragazzi, famiglie, donne, uomini e anziani di tutte le generazioni, si sono riversate sulle strade che collegano Perugia ad Assisi Domenica 9 ottobre per la ormai consueta Marcia promossa per la prima volta nel 1961 da Aldo Capitini unendo idealmente la città laica di Perugia alla città santa di Francesco.

Al centro dell’iniziativa il No alle guerre, al traffico d’armi, al commercio di essere umani, ma anche la promozione di segni di pace, capaci di abbattere i muri dell’odio e dell’indifferenza. Una marcia che riunisce il variegato mondo pacifista a sottolineare istanze diverse che confluiscono nell’unico scopo di costruire la pace in un mondo pervaso dal conflitto sempre più diffuso e che molto appropriatamente Papa Francesco a inizio pontificato ha definito Terza guerra mondiale a pezzi. Tutto ciò mentre in Medio Oriente si inaspriscono i bombardamenti su Aleppo e Mosul:  “Nei giorni dell’orrore di Aleppo, nei giorni in cui il mondo – Europa compresa – assiste con distratta impotenza alla immane tragedia siriana, la vostra testimonianza di pace assume un valore ancora più grande”. (dal Messaggio di Laura Boldrini ai partecipanti).

Ho ri-trovato una marcia e un mondo di “costruttori di pace” molto vivace e con diverse caratterizzazioni e trasversalità, dalle scuole (ognuna delle quali partecipava a conclusione di un percorso di preparazione all’evento) agli scout, non solo dell’AGESCI ma anche del CNGEI, alle ACLI ai sindacati, e molto presente, LIBERA, i ragazzi islamici, con la presenza di tutte le generazioni dai più piccoli ai più anziani.

Il clima percepito mi ha ridato la speranza che “questo mondo” abbia ancora possibilità di avere una voce nel nostro paese.

Pax Christi ha deciso di parteciparvi con il proprio bagaglio di riflessioni, cammini, scelte, proposte, condivisioni, sottolineando, in un comunicato stampa del Consiglio Nazionale, alcuni punti sui quali il Movimento è particolarmente impegnato proponendo obiettivi politici concreti al governo, al parlamento, ai movimenti, ai cittadini attivi del nostro paese:
1. riduzione delle spese militari e loro riconversione sociale, antisismica e antidissesto idrogeologico (ambito riguardante una difesa civile nonviolenta) creando opportunità di lavoro per molti
2. attuazione della Difesa civile non armata e nonviolenta in Italia e in Europa
3. stop alla costruzione dei cacciabombardieri F-35 e all’installazione delle nuove bombe nucleari B 61-12
4. blocco dell’invio di armi nel Medio Oriente e in Arabia Saudita nel rispetto della legge 185/90
5. rifiuto di spedizioni militari in Libia e altrove

Ancora più diffusamente, tale percorso veniva rilanciato nell’Editoriale di Mosaico di pace di ottobre che esordisce con: “il nostro esserci alla Marcia che rappresenta, sempre, un evento simbolicamente importante per il movimento pacifista. Un evento cardine, diremmo, per la sua storia… Un evento che ci appartiene, confluenza di mondi diversi, di proposte diverse, di modalità diverse di vivere e attuare il pacifismo”. E poi, ancora: “Ci siamo perché è là, nella Perugia Assisi e nella sua valenza storica e simbolica, nei testimoni del pacifismo e della nonviolenza che affondano le nostre radici”.

Una certo disappunto l’ho vissuto per le aspettative, poi deluse, che avevo di incontrarmi con i tanti amici del Movimento che spesso ho incontrato alla Marcia – anche questo è motivo per rinsaldare legami e condivisione di valori e progetti – Sempre l’ho vissuto come l’occasione per ritrovarsi e ri-darsi coraggio nel nostro andare per sentieri di pace.

Purtroppo, alla fine della Marcia ho dovuto constatare che la presenza di Pax Christi era ridotta all’immancabile e indispensabile banchetto che Pio Castagna, molto generosamente, predispone in tutti gli eventi, uno striscione alle sue spalle e, al massimo, 15 aderenti tra cui il sottoscritto, unico consigliere nazionale (anche se c’erano alcune impossibilità già manifestate). Un po’ pochi per un movimento che, pur non essendo molto numeroso, è uscito con quel comunicato stampa e con l’editoriale di Mosaico in cui si afferma dove affondino le nostre radici. Dunque, a mio parere, la Marcia, di fatto, è stata disertata dal Movimento nel suo complesso. Letteralmente. Nonostante la posizione ufficiale.

Io penso che certe manifestazioni possano avere un valore, oppure no e apparire soltanto celebrazioni rituali. Dipende innanzi tutto dalle motivazioni che una persona, un movimento ci mette dentro.

Naturalmente, quanto accaduto deve farci riflettere sulla natura del nostro movimento. Vedo una certa “aleatorietà” che lascia troppo spazio alla libera scelta individuale circa il modo di farne parte. Nonostante la varietà di iniziative, campagne, adesioni a reti varie che spesso, però, si reggono sulla buona volontà e disponibilità di qualche singolo, correndo poi il rischio concreto di avere tanti contenitori vuoti o quasi. Mentre poi abbiamo tanta difficoltà a radicarci nei territori. Forse ci manca un “metodo” che ci aiuti a rendere “interessante” la nostra proposta, il nostro Movimento?

Alla luce della notevole e variegata partecipazione alla Marcia qualche dubbio mi sorge.

Naturalmente questa non è l’analisi dei nostri problemi ma credo che qualche problema ci sia e ritengo che occorra dare maggiore spazio a questa discussione, nelle nostre riunioni, nei nostri congressi.

Pensiamoci!

 

NINO CAMPISI

(Consigliere Nazionale)