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Editoriale di Monsignor Ricchiuti

Ottobre 2016

Carissime amiche e amici di Pax Christi,

mentre continuano i nostri impegni personali e di movimento a favore della pace, non posso non ricordare le parole di papa Francesco, parlando di Aleppo qualche giorno fa: È con un senso di urgenza che rinnovo il mio appello, implorando, con tutta la mia forza, i responsabili, affinché si provveda a un immediato cessate il fuoco, che sia imposto e rispettato almeno per il tempo necessario a consentire l’evacuazione dei civili, soprattutto dei bambini, che sono ancora intrappolati sotto i bombardamenti cruenti”.

Il papa ha ‘implorato’ perché l’appello ad una soluzione diplomatica proprio non entra nella testa di questi guerrafondai… che si chiamino Putin, Obama… o Pinotti. Sono troppi gli interessi nella guerra! A mio parere, una cosa è combattere il terrorismo, altra cosa è far esplodere una guerra. E forse per fermare l’Isis bisognerebbe prima di tutto non far arrivare più armi! Perché le armi arrivano da qualche parte. E di fronte alla morte dei civili è una cosa che si da per scontata, ad Aleppo come a Mosul. Siamo ridotti ad implorare ‘pietà’.

C’è una volontà di non cercare soluzioni diverse dalla guerra, e mi sembra che l’Italia sia anch’essa su questa strada. Dice a parole alcune cose, ad es. per la diga di Mosul, ma di fatto manda militari con elicotteri ecc., in una zona di conflitto tra le più colpite a livello mondiale. E poi ci sarà l’invio di ‘140 soldati in Lettonia per partecipare alla forza Nato a guida canadese dispiegata in quel Paese.’

Se questo è il panorama è chiaro che noi dobbiamo registrare con amarezza che la logica della guerra non cessa. Anzi sembra vincere nei confronti di qualsiasi resistenza.

E’ chiaro che anche Pax Christi fa sua l’invocazione di non colpire i civili, ma sono implorazioni che cadono nel vuoto, non c’è una volontà di cercare soluzioni politiche. E non vorrei che il terrorismo venga usato come maschera per nascondere interessi, militari e non solo, molto più grandi. Questo linguaggio bellico ‘la battaglia di Mosul’ ci riporta all’epoca dell’Impero Romano.

Che cosa dobbiamo dire? Certo, chiedere ancora una volta il rispetto dei civili.

Ma l’Italia stessa non può, non deve imbarcarsi in queste avventure. Più volte abbiamo ribadito la critica alla ‘nuova’ NATO. Vediamo infatti che i nostri soldati non sono posti a difesa dei nostri confini, ma a difesa di un ‘gioco’ più grande che è la difesa degli interessi di chi della NATO fa parte e in particolare di chi la guida. Inoltre noi abbiamo una Costituzione, in particolare la legge 185/90, che i nostri governanti non rispettano permettendo la vendita di armi, anche in queste ultime settimane, a Paesi in guerra. Per fortuna – e mi sembra un bel segnale – la Procura di Brescia ha aperto un fascicolo per indagare sulla vendita di armi italiane all’Arabia Saudita. Questo è un passo importante. La legge 185 l’abbiamo voluta e ora dobbiamo chiedere con forza che venga rispettata.

Il problema di fondo oggi è la guerra. Nostra è la condanna di ogni azione militare che va ad interferire sull’indipendenza di stati sovrani per interessi economici e geopolitici e che viene presentata come soluzione di conflitti per la difesa dei civili.

In questo senso è molto importante il messaggio di Papa Francesco per la prossima giornata mondiale della pace, 1 gennaio 2017: «La non violenza: stile di una politica per la pace». Noi ci troveremo come ogni anno per la marcia del 31 dicembre quest’anno a Bologna. E come sempre nei giorni precedenti ci sarà anche il nostro convegno di riflessione. Gli amici di Bologna so che ci stanno lavorando da tempo, e quindi ci diamo l’appuntamento a Bologna dove il nuovo Vescovo ci accoglie. Abbiamo quindi davanti molto lavoro e uno scenario internazionale che non riusciamo a decifrare fino in fondo. So che alcuni punti pace hanno lavorato perché fossero approvati dai Consigli comunali, ordini del Giorno contro le armi nucleari, altri si stanno muovendo su molti altri aspetti, come la pressione sui parlamentari e sui ministri, degli Esteri e della Difesa che a volte difendono… l’indifendibile. Vogliamo continuare a stimolare anche la Chiesa perché sia sempre più coinvolta su questi temi e non ci sia spazio al silenzio di fronte a queste tragedie e a questi progetti di guerra.

Noi continuiamo in questo lavoro, che non manca, perché davvero la pace non sia solo un sogno, cancellato dalla tragica realtà.

+ Giovanni Ricchiuti, Vescovo, Presidente di Pax Christi