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Seminario Parlamentare su guerre, scelte di pace e riconversione industriale

5 luglio 2016                          Montecitorio – Sala della Regina

“Il re è nudo” dice nelle conclusioni una giovane dei Focolari.

Perché la legge 185/90 che prescrive il divieto del commercio di armi con paesi in guerra viene disattesa? Perché il bilancio del ministero della difesa è in costante aumento dal 1948 a oggi? Perché Finmeccanica sta progressivamente lasciando il settore civile a favore dell’industria bellica? Perché forniamo aerei, bombe e addestramento all’aviazione dell’Arabia Saudita che è impegnata nel conflitto in Yemen dove le perdite umane sono civili all’ 86% ?

Diversi i parlamentari presenti ma nessuno da risposte. Eppure tutti condividono il tema della pace, ma come impegno personale, nei rapporti, nella vita quotidiana. Qualcuno ne fa anche una linea di impegno politico ma sembra una voce che grida nel deserto. Quando si tratta di votare leggi e provvedimenti la logica del “bene comune” (?) e della “lotta contro il male” (??) hanno la meglio.

E dire che a uno a uno i paradigmi e gli assiomi che sembrano sostenere certe scelte vengono smontati dalle relazioni degli esperti. Non è più vero per esempio che “più armi è più lavoro e più innovazione” e neanche più sicurezza. Nel documento Global Security Strategy della UE non si cerca neanche di nascondere che l’obiettivo principale non è la sicurezza ma una politica unitaria, in sostanza un “cartello” dell’industria bellica per imporre condizioni commerciali più favorevoli nell’export.

Un deputato confida che in parlamento gli under 40 (che per fortuna sono tanti)  non conoscono neanche il tema della pace. Occorre ripensare e rifondare il movimento pacifista, dice un esperto. Ascoltiamo le vittime, dice un consigliere per la pace.

Senz’altro il contesto è complesso, siamo nella “geopolitica del caos”, i conflitti sono asimmetrici, multiformi, intrastatali. Gli etnonazionalismi e il terrorismo hanno globalizzato gli scontri.

Però qualcosa si muove: abbiamo parlato di scuole di pace, di educazione internazionale alla pace nei programmi di studio ministeriali, di esempi di riconversione industriale. Poco, certamente… ma, con la tenacia e la pazienza dei giovani per un mondo unito dei Focolari possiamo continuare a dire “Il re è nudo”.

Oggi alla Camera dei Deputati abbiamo ragionato insieme sulla pace.

Può essere  l’inizio di un cammino, di un dialogo fra istituzioni e società civile, sicuramente arduo, ma profetico. Ed è già tanto.

 

Giulio Boschi