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Incontri con mons Warduni, Vescovo ausiliare di Baghdad: “Basta vendere armi!”

IMG_0883Ai primi dello scorso mese di marzo Mons. Shlemon Warduni, Vescovo ausiliare Caldeo di baghdad è stato in Italia. E con lui

abbiamo vissuto alcuni incontrii: ad Ambivere, Bergamo, con i preti che hanno scelto di vivere in trenda durante la Quaresima, a Brescia, da don Fabio Corazzina, amico di lunga data di Warduni. A Trento e a Bolzano, per un incontro organizzato dal Centro pace di Pax Christi. Infine, la sera dell’!! marzo mons Warduni ha parlato nella cattedrale di Novara. Chi fosse interessato ad ascoltare il suo appassionato intervento può guardare il video, dal minuto 20’ a 1.03’:
https://www.youtube.com/watch?v=WOEJAPWF1sQ
Aveva ragione Giovanni Paolo II “La guerra è un’avventura senza ritorno” era l’inizio del 1991: e nel 2003 nel primo Angelus dopo l’inizio della seconda guerra del Golfo ebbe a dire: “Chi ha deciso di fare questa guerra dovrà rispondere alla propria coscienza, a Dio e all’umanità”. Oggi, nel 2016 siamo ancora qui a parlare della tragedia in Iraq, dei profughi e della follia della e ora anche della Siria, di tutto il Medio Oriente in fiamme e dell’ISIS con tutta la sua indicibile violenza, follia e crudeltà. Forse pochi sanno che nella prima metà del 2014 – ancora prima di quella tragica notte tra il6 e 7 agosto, quando 100mila persone sono fuggite dai propri villaggi incalzati dalla violenza sterminatrice dell’ISIS – la media delle persone uccise in Iraq era di 1000 al mese. Ma questo non faceva notizia. Anzi, era una grande occasione occasione di vendita di armi!
Come Pax Christi, insieme all’Associazione ‘un Ponte per..” che dal 1991 opera in Iraq abbiamo scritto questo appello-comunicato nel giugno 2014, ovviamente nel silenzio generale dei grandi mass-media.
Dicevamo “Non ci rassegniamo ad una situazione che peggiora di ora in ora e degenera in tragedia per centinaia di migliaia di persone. Non ci rassegniamo a una comunità internazionale che, mentre ricorda in questi giorni i 100 anni dall’inizio della prima guerra mondiale, appare distratta, lontana o forse in parte complice di un progetto di spartizione dell’Iraq in tre parti: Kurda, Sunnita, Sciita. Ci uniamo all’appello dell’amico Patriarca Caldeo Louis Sako e di tutti vescovi caldei riuniti in Sinodo in questi giorni: “E le minoranze come si collocano nella spartizione? e i Cristiani che fine faranno?” Non ci rassegniamo al vedere in quella terra, culla della civiltà, spartizione dei campi petroliferi e proliferare del commercio di armamenti, con un governo iracheno che distribuisce armamenti a civili e bande irregolari reponsabili di terribili violazioni pur di ingrossare le fila dell’esercito.
Ogni esportazione di armi verso l’Iraq va interrotta.
Non ci rassegniamo al vedere migliaia di famiglie fuggire, lasciando le proprie case e tutto ciò che hanno, per essere ospitate in altri villaggi nelle famiglie, nelle chiese, nelle scuole che sono però insufficienti a contenere il flusso dei rifugiati interni in fuga. (…) Le minoranze religiose nella Piana di Ninive hanno paura. Dal milione e mezzo di cristiani che vivevano in Iraq nel 2003, oggi ne sono rimasti circa 400.000. E domani?” Sono passati quasi due anni, e queste parole sono ancora molto attuali, la situazione è sotto gli occhi di tutti. “Chi dice di non credere all’inferno venga in Iraq e lo vedrà su questa terra.”