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Gerusalemme. La spartizione della Spianata delle Moschee

Veduta di Gerusalemme dal Monte degli Ulivi

Veduta di Gerusalemme dal Monte degli Ulivi

Proseguono gli scontri tra palestinesi e polizia. Intanto nell’ombra il governo israeliano attua una prima divisione del sito religioso tra musulmani ed ebrei. Il modello di riferimento è quello della Tomba dei Patriarchi di Hebron, imposto nel 1994 dopo la strage di 29 palestinesi compiuta dal colono Baruch Goldstein.

«Israele sta gio­cando con il fuoco – avver­tiva ieri la docente uni­ver­si­ta­ria e sto­rica por­ta­voce pale­sti­nese Hanan Ash­rawi -, sta deli­be­ra­ta­mente creando una situa­zione di insta­bi­lità, insi­cu­rezza e vio­lenza, in pre­pa­ra­zione dell’annessione totale e della tra­sfor­ma­zione dello sta­tus del Haram Al-Sharif (la Spia­nata delle moschee di Geru­sa­lemme, ndr)…Israele non sta solo pro­vo­cando i pale­sti­nesi ma l’intero mondo isla­mico». Ash­rawi non esa­gera quando mette in guar­dia da una esca­la­tion. Da giorni intorno e sulla Spia­nata delle moschee – terzo luogo santo dell’Islam, con­si­de­rato dalla tra­di­zione ebraica il sito dove sor­geva il Tem­pio — si ripe­tono gli scon­tri tra poli­zia e pale­sti­nesi. L’intero mondo isla­mico segue con ansia e rab­bia quanto accade, i gior­nali arabi ne scri­vono ogni giorno, la Lega araba pro­te­sta. La comu­nità inter­na­zio­nale però non vede e non sente.

Dome­nica, a poche ore dall’inizio del Capo­danno ebraico, i pale­sti­nesi hanno rea­gito con rab­bia all’ennesima “visita” sulla Spia­nata di gruppi di “turi­sti israe­liani”, in realtà atti­vi­sti di gruppi nazio­na­li­sti reli­giosi e mes­sia­nici. Venti i feriti, decine i dimo­stranti fer­mati o dete­nuti (la poli­zia ha denun­ciato di aver tro­vato anche ordi­gni arti­gia­nali). I “turi­sti” si sono ripre­sen­tati ieri. I pale­sti­nesi hanno sca­gliato sassi, la poli­zia è inter­ve­nuta con doz­zine di uomini dei reparti anti­som­mossa. La ten­sione resterà alta anche nei pros­simi giorni. In occa­sione del Suc­cot, la Festa dei Taber­na­coli, i mili­tanti di “Gio­vani del Monte del Tem­pio”, “Diritti Umani al Monte del Tem­pio” di Yehuda Glick e una tren­tina Ong e “cen­tri studi” che invo­cano la costru­zione del terzo Tem­pio, si ripre­sen­te­ranno all’ingresso della Spia­nata.

Gli svi­luppi sono impre­ve­di­bili. A Geru­sa­lemme è ancora vivo il ricordo dell’uccisione di 20 pale­sti­nesi com­piuta dalla poli­zia 25 anni fa, pro­prio durante il Suc­cot. L’annuncio della “visita” di atti­vi­sti dei “Fedeli del Monte del Tem­pio” di Ger­shon Solo­mon, inten­zio­nati a posare la pie­tra pie­tra del nuovo Tem­pio, inne­scò la strage. Quin­dici anni fa l’ex pre­mier Ariel Sha­ron, all’epoca lea­der dell’opposizione, decise di “pas­seg­giare” sulla Spia­nata, per affer­mare la sovra­nità di Israele sul luogo santo. Fu la scin­tilla che diede fuoco alle pol­veri della seconda Inti­fada palestinese.

Neta­nyahu cerca di pla­care le pro­te­ste della Gior­da­nia, custode delle moschee di al Aqsa e della Roc­cia. Ripete che agli ebrei non è con­sen­tito pre­gare sulla Spia­nata e che non cam­bierà lo sta­tus garan­tito dopo l’occupazione di Geru­sa­lemme Est nel 1967, che pre­vede la gestione del sito reli­gioso affi­data al Waqf isla­mico. Quasi 50 anni dopo, con il sio­ni­smo reli­gioso sem­pre più influente in poli­tica, che gode di impor­tanti soste­gni all’interno del governo (in par­ti­co­lare il mini­stro Uri Ariel) e della Knes­set, sale forte la pres­sione di chi vuole met­tere il Monte del Tem­pio, la Spia­nata delle moschee, sotto il pieno con­trollo di Israele. Si pro­cede spe­di­ta­mente in quella dire­zione gra­zie al mini­stro Gilad Erdan, respon­sa­bile per la sicu­rezza interna. Erdan è stato geniale. In pochi mesi è riu­scito a rove­sciare la nar­ra­zione cono­sciuta dell’intera que­stione. Fino qual­che tempo fa le auto­rità israe­liane erano sulla difen­siva e si affan­na­vano a chia­rire che la poli­zia faceva del suo meglio per impe­dire agli estre­mi­sti ebrei di entrare sulla Spia­nata.

Erdan invece parla di “tep­pi­sti musul­mani” che aggre­di­scono sem­plici cit­ta­dini ebrei in visita al sito. Una ver­sione pron­ta­mente adot­tata da una por­zione signi­fi­ca­tica dei media inter­na­zio­nali. Su indi­ca­zione di Erdan, il mini­stro della difesa Moshe Yaa­lon nei giorni scorsi ha pro­cla­mato fuo­ri­legge i mura­bi­tun e le mura­bi­tat, le “sen­ti­nelle” che per alcune set­ti­mane, mobi­li­tate dal movi­mento isla­mico in Israele, hanno pro­te­stato den­tro e intorno alla Spia­nata. Infine Erdan ha dato il via libera ad orari per le “visite” dei “turi­sti ebrei” e per l’ingresso ai musul­mani. Nes­suno sem­bra vederlo ma è già in atto una prima spar­ti­zione della Spia­nata. Il modello di rife­ri­mento è quello della Tomba dei Patriar­chi di Hebron, impo­sto nel 1994 dopo la strage di 29 pale­sti­nesi com­piuta dal colono Baruch Goldstein.

Il governo Neta­nyahu intanto sta per varare nuove misure puni­tive per chi lan­cia pie­tre, in rea­zione anche alla morte avve­nuta ieri di un auto­mo­bi­li­sta israe­liano in un inci­dente cau­sato, sospetta la poli­zia, da sassi sca­gliati da pale­sti­nesi nei pressi di Sur Baher.

di Michele Giorgio – Il Manifesto

Gerusalemme, 15 settembre 2015, Nena News